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Una delle località più misteriose dell'Acquasantano, nascosta ai confini tra Marche e Abruzzo.
La sua posizione sperduta ha fatto si che diventasse uno dei templi del brigantaggio fino ad essere uno dei centri della resistenza pontificia all'Unità d'Italia.
Rocca Malfoglieta, come si chiamava nel medioevo, viene documentata a partire dal XIII secolo ma probabilmente esisteva già da qualche tempo, ignote sono le origini di questo nome, di certo è il riferimento all'esistenza di una rocca, oggi scomparsa. Nel secolo successivo il nome muterà fino a prendere il nome del comprensorio amministrativo al quale era sottoposta: quello del sindacato di Montecalvo, del quale sarà uno dei centri più popolosi.
Il paese probabilmente esisteva già nel 1052 quando Papa Leone IX concede al Vescovo di Ascoli, di acquistare i feudi di Montecalvo insieme ad altri territori limitrofi, alcuni di proprietà farfense, i beni saranno anche riconfermati da Papa Vittore II nel 1055. In seguito glieli riconosceranno anche gli imperatori, tra questi anche Federico barbarossa nel 1185 e suo figlio Enrico VI di Svevia nel 1193, nel 1242 Federico II determina invece, il passaggio dei poteri dal vescovo alle magistrature cittadine. Senza la presenza del vescovo i territori di Montecalvo diventano signoria della famiglia Guiderocchi, originaria di quei luoghi,
Viene occupata dalle truppe angioine nel 1266 insieme ad altri centri dell'acquasantano, nel 1280 il Papa ascolano Niccolò IV li recupera dal regno di Napoli nel 1289. Incapaci di reggere il grande feudo, posizionato a ridosso del confine, i Guiderocchi nel 1301 vendono i loro possessi al comitato ascolano. Si parla nel 1331 della presenza delle chiese di San Giacomo e di San Vicenzo, rette dal chierico Giordano Morani, originario del paese. Nel 1350 si solleva insieme ad altri centri montani contro il Malatesta, negli stessi anni ottiene alcune contrade del feudo di Castel Rofeniano, smantellato dagli ascolani dopo aver costretto i suoi signori a risiedere in città. Nei catasti ascolani del 1381 vengono confermate le emigrazioni dalla montagna verso altre mete, infatti alcune famiglie originarie del paese sono residenti ad Ascoli.
Nel XIV secolo viene citata come capoluogo della pievania di Montecalvo, la chiesa di Sant'Antonio alle Piane, retta dai frati Gerosolmitani, nella metà del secolo successivo il centro amministrativo passa alla chiesa di San Martino, sotto la possente rocca. Nel frattempo si accende la fiamma del brigantaggio nell'area che brucierà ardentemente nel secolo successivo ed in quelli a venire. Per il rifiuto a pagare le tasse ad Ascoli, nel 1518 si assiste alle razzie delle milizie cittadine per punizione, qualche tempo dopo viene applicato anche un embargo ai commercianti dell'area. Partecipa nel 1539 con le altre ville acquasantane all'assalto al ponte di Santa croce a Rionile, contro l'esercito pontificio guidato da Niccolò Ardinghelli, le numerose spedizioni ascolane non riescono a placare l'animo ribelle di queste contrade. Ma nel 1567 la Santa Sede comanda al commissario Candido Zitelli da Norcia di pacificare l'area, costui occupa il montecalvese e le sue ville dandosi a incendi e devastazioni, lascia addirittura un manipolo di soldati a presidiare i centri devastati, allontanando per un periodo chi volesse farvi ritorno.
Nel 1799 viene creata la Repubblica Romana grazie all'intervento dei francesi che si sostituiscono all'autorità pontificia, durante la sua breve esistenza vengono rivoluzionate le amministrazioni, viene creato il Dipartimento del Tronto ed il territorio del Montecalvo, passa nel Cantone di Acquasanta. Le continue ribellioni contro le nuove autorità, vedranno tra i suoi capobanda Giovan Battista Ciucci, originario del paese, che dopo aver funestato i francesi con le sue operazioni militari, firma con loro la "Pace di Mozzano".Con il regno napoleonico nel 1808 invece il comune viene incorporato a quello di Montacuto e sottoposto ad Ascoli, nella montagna intanto riesplodono le rivolte ma non a Rocca, sebbene fosse la residenza del Ciucci. Durante la Restaurazione nel 1816 il comune passa sotto il Governo di Acquasanta fino al 1833, quando riformate le istituzioni, vengono entrambe comprese da Arquata del Tronto. Nel 1847 fa la sua comparsa Giovanni Piccioni, intento a restaurare una abitazione di sua proprietà, distrutta da malintenzionati, dove in seguito andrà ad abitare, nello stesso anno viene menzionato come "Priore", carica simile all'attuale sindaco, del territorio di Montecalvo. Nel 1852 alcune frazioni al confine col paese vengono vendute al Regno di Napoli, spostando i confini lungo il corso del Castellano, sono Valloni, Collegrato e Vignatico. Probabilmente da qui dirige i suoi uomini durante le rivolte, esplose tra il 1848 e la dichiarazione della Seconda Repubblica Romana l'anno successivo, rimanendo fedele agli stati Pontifici, dopo il ritorno del governo legittimo si rifiuterà però di consegnare le armi.
Ormai i tempi erano maturi per il processo di unione dell'Italia, il paese guidato dal Piccioni però si manterrà leale al Papa Re e con l'arrivo dell'esercito piemontese nel 1860, organizzerà la resistenza. Il paese infatti si ripopola di combattenti, provenienti anche dai territori vicini e dal vicino Regno di Napoli, a fine anno sposterà il quartier generale nella sua casa natale di San Gregorio, dove insieme ai suoi figli, meglio poteva dirigere l'assedio ai piemontesi a Acquasanta e Cagnano. A spezzarlo viene inviato il Generale Pinelli che, per sedare la guerriglia dei lealisti pontifici, ne assalta i centri con grande dispiego di uomini e mezzi, anche Rocca sarà quindi saccheggiata insieme alla chiesa ed alla canonica, che sarà anche incendiata. Per mantenere buona la popolazione viene anche lasciato un presidio militare, ma data l'ostilità, la grande povertà del luogo e la presenza ancora forte dei ribelli, i militari saranno riforniti dal capoluogo acquasantano da convogli scortati. Viene inoltre istituita la Guardia Nazionale nei comuni della montagna, tranne che a Montecalvo, che si rifiuta di intervenire contro i briganti; col calmarsi delle acque nel 1865 il municipio viene soppresso ed entra a far parte stabilmente nel comune di Acquasanta Terme.
A causa dei collegamenti non proprio comodi e della povertà della zona il paese si spopolerà soprattutto nel dopoguerra, oggi viene comunque mantenuto vivo, grazie alla singolare bellezza del luogo che rende difficile distaccarsene, ed alla vicinanza con la città ascolana. Lo si raggiunge da San Gregorio, dove nei pressi del cimitero, parte una strada brecciata molto panoramica ma talvolta provata dalle stagioni, oppure dal Lago di Talvacchia, attraversando lo stretto ponte che lo oltrepassa e percorrendo una tortuosa strada asfaltata. Entrambi i percorsi si riuniscono davanti alla scuola rurale dove incrociano la strada che sale al paese, passando fra i ruderi segnalati della chiesa della Madonna di Loreto Vecchia e la Chiesa Nuova, ammantata dalle conifere. Si comincia quindi a salire mentre il panorama si allarga e si vedono sprazzi del lago, quando il declivio finisce ci si ritrova nella sella pianeggiante che separa i due colli, occupati dall'incasato. Si può considerare l'ampio slargo dove si affacciano la fonte, le case e gli orti, come la piazza principale dell'abitato, si nota la presenza di case fortificate, la prima con una scala di recente costruzione, un'altra meno visibile, è compresa nel blocco compatto di abitazioni che chiude un lato della piazza. Continuando lungo la salita asfaltata, si arriva sul retro della casa di Giuseppe Piccioni al margine orientale del paese, dove un sentiero continua tra le ultime case ed i verdi orti, perdendosi nella boscaglia che ammanta la terza cima montuosa e disabitata della frazione. Rimanendo sulla strada si gira intorno alla casa di Piccioni e si arriva al cospetto della sua facciata, preceduta da una balconata, dove un ponticello scavalca la via per fermarsi su una portale con architrave risalente al XVII secolo. Scendendo sotto il ponte la via si fa scoscesa e le scalinate delle case vi si accalcano, si torna alla strada asfaltata e si procede quindi ad esplorare la parte bassa e la seconda altura. A margine del caseggiato a blocco, sul lato opposto della strada di arrivo, ci sono i resti di una casa con architravi scolpite. Salendo verso la rimanente cima, si nota la presenza di moderne abitazioni ma alla prima svolta, ci appare un'altro grande palazzo che rivaleggia per dimensioni e posizione, con la casa del Piccioni. Svoltando ancora ci si ritrova in una piccola piazzetta dove il palazzo mostra il suo portale principale con l'architrave scolpito, un sentiero continua nel bosco collegando le ultime abitazioni prima di riscende verso la piazza bassa.

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